Lo stato-mafia

L’Italia è lo stato-mafia per antonomasia per due semplici motivi: i collegi elettorali controllati nel Sud Italia dalla criminalità organizzata determinano la formazione e il mantenimento di governi e di enti vari, il consenso elettorale, finanziario e istituzionale lo si ha grazie alla promessa di partecipazione da parte della politica ad attività illegittime che non fanno l’interesse della comunità ma tutt’altro. Una simbiosi quella dello stato e della mafia: il primo ha bisogno della seconda per potere legittimare il suo operato, facendo credere di rappresentare la legalità e gli interessi dei cittadini richiedendo le tasse, la seconda usa lo stato per imporre i propri interessi alla gente attraverso una legalità formale. Lo stato con le tasse paga tutte le clientele che gli garantiscono voti e quindi la legittimità del potere e garantisce rendite e prebende ai politicanti; se per caso essi non venissero rieletti non c’è problema, una qualche altra sistemazione parassitaria in enti pubblici o consigli d’amministrazione  la si trova senza problemi. Ecco perché pagate tante tasse cari lombardi.

Schieramenti politici, coalizioni, leader sono solo maschere costruite per nascondere tutto questo agli onesti cittadini che non fanno altro che votare la causa dei loro mali, eleggono l’anti-popolo altro che i loro rappresentanti.

Se per caso qualcuno si azzardasse anche solo a insinuare di non pagare le tasse o alla secessione ovviamente si grida allo scandalo, al crimine, alla blasfemia! Sia mai che la gente si svegli e decida di dare una spruzzata di DDT!

Alla luce di tutto ciò è palese che un sistema del genere sia irriformabile, non esiste una cura a un tumore in metastasi dalla testa ai piedi. In primis la famosa Casta ovviamente non sarà così masochista da autoescludersi dagli allori, non lascerà di certo poltrone libere a gente onesta; addirittura capetti fascisti si sono riciclati partigiani e anti-fascisti nello stato-mafia, o tanti politicanti denunciati come ladri alla fine della Prima Repubblica ora sono a capo di movimenti politici.

Vorrei citare Antonio Di Pietro, che da molti ingenui lombardi è ritenuto il giustizialista, quasi l’uomo che voglia cambiare la politica: «C’è una rete trasversale di potere politico-economico e finanziaria che non è mai stata smantellata, che è impossibile smantellare, che determina chi deve andare al governo, chi deve andare in Parlamento e chi deve fare il governatore della Banca d’Italia. Si adatta al colore politico emergente». Mi piacerebbe ora chiedergli che fine ha fatto tutto ciò ora che siede in Parlamento!

L’unica via d’uscita è lo smembramento dello stato-mafia e la consegna della sovranità a tutti i popoli della penisola, che ogni comunità decida di impostare l’assetto del proprio stato in base alle proprie esigenze e peculiarità difendendosi dalle mafie che cercheranno di intrufolarsi nelle nuove istituzioni.

La mia proposta per la Lombardia la spiegherò in un altro articolo.

Pubblicato il novembre 15, 2011, in Italia con tag . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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